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Tempi di solitudine forzata

Siamo tutti agli arresti domiciliari. Blocco totale o quasi della vita sociale... quella vera intendo. Non certo quella Social che imperversa. Tra morti annunciati e previsti, si vive un senso di eterna quarantena, come se non si dovesse più uscirne fuori.

Si attende questo fatidico picco di contagi, come se poi dovesse essere tutto o quasi in discesa.

Lo scrivo all'alba di lunedì 16 Marzo. Magari tra un mese sarà tutto risolto. E quello che ora pare una tragedia dai contorni indefiniti sarà solo un brutto ricordo.


Ma è evidente che niente sarà più come prima. Ci si interroga su quello che è andato storto. Un cinese che s'è mangiato un pezzo di pipistrello o di serpente... Pare assurdo che da un simile episodio si sia scatenato un tale pandemonio. Saranno secoli che certa gente mangia schifezze del genere e non è mai successo niente.


Probabilmente è andato storto qualcosa di più grave. La natura s'è rivoltata contro le manovre di sfruttamento indiscriminato dell'uomo. Il contesto planetario s'è talmente degradato che è bastato poco (un'ala di pipistrello mezza cruda) a far andare di traverso mezzo mondo.



E adesso ce ne stiamo tutti in casa a tremare di fronte al primo accenno di tosse o raffreddore.

Ma basterà? Come mai i contagi continuano ad aumentare? Colpa di quattro pensionati che, nonostante tutto, si sono accalcati alla tabaccheria per l'irrinunciabile gratta e vinci? O a causa di troppi smaniosi di condividere la loro positività con amici e parenti?


Fatto sta che nessuno oramai si sente più al sicuro, nemmeno a casa propria. C'è la paura di essere già in incubazione o di essere positivi senza sintomi evidenti... Insomma la barriera tra sani e malati è talmente sottile da essere invisibile.



C'è solo da aspettare e sperare che tutto si risolva. Nel frattempo il tempo sembra non passare mai. E' come vivere dentro una grande bolla trasparente dove tutti vedono tutti senza poter far nulla di concreto. C'è chi si strafoga di cibo per resistere all'angoscia, chi continua a ripetere sempre le stesse cose (come se la routine fosse garanzia di sicurezza), chi pianifica il proprio futuro in attesa di tempi migliori.


Io sto pensando a scrivere una commedia. Protagonista una coppia imbrigliata in una convivenza forzata. Due separati in casa condannati a dover vivere, o meglio sopravvivere, per non autodistruggersi... Ce ne sono di casi del genere. Non occorre poi un grande sforzo di fantasia. Anzi direi che in questo caso la realtà ha superato di molto la fantasia.



Questo del coronavirus sarà un filone destinato a produrre molte opere (di letteratura, teatro, cinema...) sul tema. Sarà interessante vedere quello che verrà fuori... Stimoli ce ne sono. Il difficile sarà trovare soluzioni originali.

Poi una volta terminata l'emergenza, mi aspetto un enorme scoppio di vitalità. Come dopo una guerra. Ma ci sarà ancora voglia di rituffarsi nella folla? Di abbracciarsi come una volta?



Niente probabilmente sarà più come prima. Lo stare rintanati ce lo porteremo ancora per molto, credo, come una sorta di atavico istinto di sopravvivenza. Saremo più diffidenti verso tutto e tutti. E la nostra esistenza ci apparirà non così scontata.


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