Creatività e felicità / Creativity and happiness
- Paolo Avanzi
- 30 dic 2016
- Tempo di lettura: 4 min

Chi non desidera essere felici? Tutti noi lo vogliamo, lo sentiamo come un nostro diritto. Ma quanti lo sono veramente? Quale è il segreto per essere felici?
Potremmo dire che la felicità dipende dall’allineamento fra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, tra ciò che si fa e ciò che si vorrebbe fare (il nostro progetto di vita insomma).
Per esempio se il mio obiettivo ultimo è quello di avere un corpo in forma e ci riesco perché faccio palestra, nuoto ecc. posso dire di essere soddisfatto, felice. Se il mio scopo nella vita è quello di aiutare gli altri e lo faccio, sono felice; altrettanto se io sono appassionato di cucina e passo il tempo a cucinare. E così via…
L’infelicità scatta invece quando questo abbinamento (tra ciò che faccio e vorrei fare) viene a mancare. Ad esempio se sono sovrappeso e non riesco a dimagrire, o se voglio essere uno scrittore di successo e nessuno mi apprezza.
E maggiore è questo gap e maggiore è l’infelicità.
Per ridurlo le strade sono due. La più semplice è di ridurre le nostre pretese, vale a dire ridimensionare il nostro progetto di vita.
Per esempio se perdere 50 chili per me è troppo difficile, mi accontento di perderne dieci. Invece che vendere un milione di libri, mi accontento di venderne 40, 50… insomma decido di abbassare il mio livello di aspettative per ridurre questo gap.
La seconda strada verso la felicità è un po’ più complicata ma forse più stimolante. Piuttosto che ridurre il mio obiettivo, cerco di migliorare le mie capacità e adeguare i miei comportamenti all’obiettivo.
Ad esempio mi creo un piano per perdere 50 chili di peso, così da raggiungere l’obiettivo, passo dopo passo. Mi creo cioè un percorso per raggiungere la mia meta, con impegno e con intelligenza per rendere il piano efficace. L’importante è che questi obiettivi, per quanto sfidanti, siano raggiungibili per evitare frustrazioni e infelicità.
In tutto questo dove sta la creatività? Be’, la creatività sta, secondo me, nel porsi obiettivi che non siano utopistici ma nemmeno troppo semplici. Essi devono essere un motore per indurci ad un miglioramento continuo senza cadere in frustrazioni. Ogni passo che noi facciamo verso la meta deve essere una fonte di soddisfazione personale e di stimolo per andare oltre.
In questo senso un minimo di gap fra ciò che si è e ciò che si vorrebbe, e quindi uno stato di soddisfazione parziale può essere utile a progredire e a sviluppare un approccio più creativo.
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Creativity and happiness. Who does not want to be happy? All we want, we feel it as our right. But how many people are really happy? What is the secret for happiness? In essence, happiness depends on the alignment between what you are and what you would like to be, between what you do and what you would like to do (that is, our blueprint). For example if my ultimate goal is to have a fit body and I succeed because I do gym, swimming etc., I feel happy. If my purpose, my blueprint is to help the others and I do so, I'm happy; the same, if I am passionate about cooking and spend time cooking. Unhappiness is triggered when this alignment (between what I do and I want to do) is lost. For example if I am overweight and cannot lose weight, or if I want to be a successful writer and nobody appreciates my books.
The bigger the gap, the bigger is the misery. To reduce it the possible roads are two.
The simplest is to reduce our demands, namely to resize our life plan or blueprint. For example, if losing 50 kilograms is too difficult for me, I'm happy to lose 10. Instead of selling a million books, I'm happy to sell 40, 50 books ... So I decide to lower my level of expectations in order to reduce this gap. The second way to happiness is a bit more complicated, but perhaps more stimulating. Rather than reducing my goal, I try to improve my skills and to align my behavior to the goal. For example I can create a plan to lose 50 kilograms in order to achieve the goal, step by step. I define, in other words, a path to reach my goal. The important is such goals are realistic, as far as challenging, to avoid frustration and unhappiness. In such logic, where is the creativity? Well, creativity is, in my view, is the ability of setting goals not utopian but not too simple. Such goals must be as an engine to lead us to a continuous improvement without falling into frustration. Every step we make towards the goal must be a source of personal satisfaction and encouragement to go further. In this sense a minimum gap between what you are and what you would like to be, that is, a little degree of unhappiness may be useful to lead us to a continuous improvement as well as to a creativity approach.
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